scritta bianca 'a fine tunnel' sfondo verde con teschietti immagini di panni stesi e di una di lampada a forma di papera in dissolvenza sullo sfondo scritta 'a fine tunnel', in corsivo
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GUarDo Le stELLE Mi soNo rimASte soLo quelle.
---{ mercoledì, settembre 23, 2009 }---

Non è la fine del mondo

C’è una sigaretta spenta nel posacenere, la prima della giornata, e rimangono nell'aria dei piccoli sospiri d’insofferenza cortese. Non è ancora successo, ma dal passo trascinato con cui si avvicina alla soglia di casa si può intuire che la scena sarà questa. Consapevole di portare solo negatività inconsolabile che attribuisci ai bioritmi, potevi startene a casa piuttosto. Non ho le facoltà mentali per trasmettere banalità ora.

Schiaccia il mozzicone e si prepara all’ascolto osservando come io non l’osservo. Non dirò molto: sono concentrata a sentirmi poco spontanea. Non dirò molto: ciò che desidero di più adesso è parlare con qualcun altro di carattere diametralmente opposto al mio, che mi ricordi quanto sia facile ascoltare e parlare rispecchiandomi nei suoi sorrisi.

Si sbriciola così, a ripetizione, ogni mio intento comunicativo e finalmente produco quelle banalità che entrambi attendavamo: io con fastidio, tu con sollievo. In questo momento sono un libro aperto. Ma faccio trasparire gli stati d’animo sbagliati. Mi guarda e butta la testa indietro con un gesto un po’ troppo solare per la circostanza: “Ah, ho capito come ti senti!”. No, hai solo avuto l’impressione di aver individuato rassicuranti similitudini con le tue tristezze, le cui motivazioni ricalcano gli articoli brevi di riviste femminili e hanno il pregio di elevare di rango le mie, anche se continuo a chiedermi in modo dannoso e ostinato cosa c’è che non va in me.

Riempi per favore queste pause. Per favore, continua, intanto che mi sento un po’ stronza almeno in un innocuo dialogo con me stessa. Tutte le tue frasi consolatorie iniziano con un desolante: “Eh, sai noi donne...”.

Per risponderti potrò sorridere con gli occhi ribattendo in silenzio perché fare finta di condividere lo stesso disagio è la soluzione più comoda in questo momento in cui non so, per l’ennesima volta, raccontare nulla a me stessa di questa cosa stolida, solida e moderatamente ramificata come un baobab.

Lotto per il raro verificarsi del previsto. Cosa cambia se lo dico? È una vita che cerco di voler bene alle persone. Non sono patetica.

posted by milo @ 1:00 PM

1 commenti
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