scritta bianca 'a fine tunnel' sfondo verde con teschietti immagini di panni stesi e di una di lampada a forma di papera in dissolvenza sullo sfondo scritta 'a fine tunnel', in corsivo
scritta bianca 'a fine tunnel' sfondo verde con teschietti immagini di panni stesi e di una di lampada a forma di papera in dissolvenza sullo sfondo scritta 'a fine tunnel', in corsivo
scritta bianca 'a fine tunnel' sfondo verde con teschietti immagini di panni stesi e di una di lampada a forma di papera in dissolvenza sullo sfondo scritta 'a fine tunnel', in corsivo
GUarDo Le stELLE Mi soNo rimASte soLo quelle.
---{ lunedì, aprile 13, 2009 }---

{I cani di Pavlov e quelli dei punkabbestia}

Per allenare il senso del trash in attesa che spiova, ridendo ci accingiamo a gustarci “Fuori Vena”, lungometraggio opera prima di Tekla Taidelli, film off sui punkabbestia milanesi. Affiliamo scetticismo e commenti sagaci: vi avviso, di questi punkabbestia ne sentirete anche la puzza!

Invece mi ritrovo zitta e rapita dalle immagini a mormorare commenti per nulla sagaci, ma solo di sorpresa sulla capacità documentaristica. Ricadono vive su di me storie di persone che ho realmente conosciuto. Mi stupisco di come questa regista insopportabile non abbia inventato nulla a parte un montaggio forsennato, dove l’esagerazione tossica diviene affascinante, e di come ci sia anche parte di me, personaggio secondario, là dentro. Ad ogni uè Barabba, bella zio, sto iperlesa, toffa pronunciato io sussulto e aggiungo pezzi alla fotografia: flash scomodi e sedimentati di gente che sapeva solo dire, con tono da chi sa parlare solo per grandi verità, "quanto è figo il cyberpunk-cioè-figa" sotto l’eco di ignobili dischi di dub e tarantelle salentine.

Aneddoti raccontabili di numeri, spostamenti, case, rischi corsi, alcool, risse, sentimenti amplificati, capelli bianchi di genitori preoccupati – ma per lo più incoscienti/assenti – salgono confusi e vengono sospinti di nuovo giù per non disturbare la visione del film agli altri.

Persiste però il ricordo di un fiore disegnato male, in fretta, piccolo e in un angolo. È un simbolo che strideva nella Smemoranda strapiena di collage composti con gusto estetico adulto di I., studentessa del liceo artistico capace di prodezze grafiche che avrei voluto fare mie e riversarle nella passione con cui disegnavo figure piatte sul banco di scuola nelle ore morte dei mesi invernali.

Accanto a questo fiore, una dedica a Fabietto. Fabietto era quello morto per un incidente in auto o quello ridotto a sé stesso, decerebrato dopo essere caduto in un tombino sotto l’effetto di un trip e ripescato 10 ore dopo con una gamba rotta e i pensieri anche?

Di tanti che mi corrispondevano, forse era quello un po’ spento.
“Spento” in quelle compagnie non è quel che si dice un significativo tratto del carattere.

In quella squadretta di persone, che più piscine avevano nell’attico del papy più vicino dormivano alla cacca dei propri cani, tutti erano più o meno spenti. I più vulnerabili dimenticavano nozioni e appuntamenti, si confrontavano esorcizzando le dimenticanze quotidiane macroscopiche in comune e ridevano sguaiatamente con un secondo e mezzo di ritardo, interrompendo l’ilarità di botto come se se si stessero prendendo tutti per il culo a vicenda.

Fabietto mi accoglieva con un calorosissssssssssssssimo “Come va?” senza dedicare un frammento di secondo della sua attenzione danneggiata alla risposta. Ma anche questo a Milano non è un tratto distintivo del carattere di una singola persona.

Sedeva sul prato del parco Sempione tenendo lo sguardo basso, tormentando pigramente con uno stecchino le All Star con la testa appoggiata al ginocchio. A differenza degli altri, che si agitavano scomposti come cuccioli, egli si muoveva lento e pacato con una mano sempre pronta a proteggere gli occhi dal sole. La keta provoca fotofobia?

Io ero quella con la schiena appoggiata all’albero, regolare, fuori dal cerchio dei fumatori, che osservava da lontano il loro silenzio e gli scoppi improvvisi di discorsi funzionali su ciò che stavano fumando o su dove andare a fumare in vacanza.

Con queste premesse, ma anche altre, mi era facile riconoscere già allora che ero contemporaneamente fuori e dentro a questo gruppo dei pari. Mi trovavo lì trascinata da I. e da quelle che un po’ per inerzia, un po’ per affinità identificavo come le mie amiche più care.

Quelle ore assolate – perché non ricordo giornate di pioggia di quegli inizi d'estate milanesi? - al Sempione le passavo continuando a rifiutare, settimana dopo settimana, sigarette che uscivano verso di me dal giro.

Per precauzione sociale tenevo a portata di mano sempre una birra da sollevare e mostrare al buon samaritano per fermare il suo gesto generoso e dissimulare con nonchalance: “No, grazie. Ho già questa.”. Tale battuta lasciava le azioni degli altri sospese a mezz’aria, quelli più stupiti alzavano gli occhiali da sole sulla fronte per scrutarmi meglio. Sorridevo, bevevo un sorso, invocavo dentro di me bombe atomiche, autoclave e forniture per un anno di Lysoform. Sì bravi, siete più punk di me.

Le mie amiche stavano prendendo una brutta piega, o meglio quello che a me sembrava una brutta piega ma che forse era una deriva naturale per qualsiasi ragazzo un po’ alternativo che vive in una metropoli. Poi l’hanno davvero presa seguendo un percorso in crescendo da manuale, rigorose nei loro errori come se volessero dare ragione alle tesi delle mamme antirock e di tutte le associazioni cattoliche. Ecco, io mi sarei trattenuta se non altro per non fare il loro gioco.

Da parte mia un po’ mi preoccupavo, un po’ rimpiangevo le nottate passate sul terrazzone di Grado a raccontarci tutto dell’ingresso nell’adolescenza incoraggiate dal panorama della laguna e dalle lucine splendide a filo d’acqua, ma lì principalmente con la schiena protetta dall’albero mi godevo la mia abilità di giocare col fuoco e di sfiorarlo con costanza senza mai scottarmi.

ps: Sì, sono vive e normali.

posted by milo @ 2:30 PM

3 commenti
     consolle :
how it should be
 
    mini me (milo)
icona con cartellina{30}
 
     disclaimer | policies:
icona con pennaYOUR EMOTIONS MAKE YOU A MONSTER
 
     letti. visti. ascoltati:
icona con occhiali :: Dürrenmatt "La promessa"
:::Surfer Blood
::::::Up in the air
 
     da jasmine :
icona con occhiali
 
     Yes!:
icona con gesto 'ok!' Buckn.
Tamas
accentosvedese
ted©
lpr
li'l bluez
uppsala derail
Marco
Stillill
vom
SMARTZ

Sorry I missed your party
Bob
 
     manifesto
icona con documento
 
    
icona con busta per lettera email me
 
    
The WeatherPixie

powered by blogger!, blogger image

powered by Blogger : written by milo aukermann + guests : layout by *gentleman*