---{ mercoledì, febbraio 25, 2009 }---
{Se trovassi le parole, le direi davvero?}
Non posso schivare richieste d’amicizia da zombie del passato. Di alcune persone sono curiosa di capire quanto differiscano da me a tot. anni di distanza, mentre del delta di pensiero di altre non so cosa farmene. Accetto anche altre amicizie più formali per accorgermi poi che quando leggo le discussioni su temi seri sugli status di FB cerco di scorrere con gli occhi e distogliere lo sguardo, desiderando di saperne di meno e non di più.
Vedo inutile solennità, ma non credo di essere l’unica a pensarla così. L'immediatezza di ricerca del consenso di quei messaggi e del blog-pensiero sono ancora una modalità comunicativa troppo giovane per non essere scambiata spesse volte per inutile sottile saccenza. L'atteggiamento che muta da un'ora all'altra ammanta tutto di dietrologia.
Ancora una volta l'ironia/autoironia sembra l'unico modo per riappropriarsi degli scritti, per colpire senza minaccia e non essere fastidiosi, sempre in cerca di una morale a tutti costi.
Poi chi scrive bene si vede, per fortuna.
Sarà per quello che di solito mi dedico alle column inglesi: la barriera della lingua mi impedisce di pensare troppo profondamente alle scelte stilistiche di persone che non hanno una tradizionale autorevolezza. Il supporto della carta dona questa autorevolezza. Il web la toglie.
Dei blog americani mi disorienta la loro scarsa capacità di condensare. La ridondanza in cui spesso cadono paradossalmente mi impedisce di digerire i concetti.
Il lato positivo della faccenda è che ragionando su dettagli così superflui, per contro assorbo con genuina ammirazione il materiale che davvero mi piace, mi perdo nella cornice, mi ci affeziono con moderata gioiosa attesa e perdono agli autori quasi ogni loro scivolone.
posted by milo @ 1:17 AM
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