---{ domenica, giugno 15, 2008 }---
Note a margine mentre guardo dal finestrino la lezione di geografia che si dispiega laggiù, sotto il nostro aereo.
Fino a una manciata di minuti fa era Svezia, erano mille facce perfette, era l'indifferenza nordica che appaga ma allo stesso tempo fa male al cuore. Un sole che non scende mai, rimane lassù dondolando un poco quasi allo zenith fino alle 11 di sera. Dieci minuti sono passati e già mi ricordo di quanto ero straniera - seppure bene accolta - in quelle terre, di come la mia casa non esisteva - seppure per un breve periodo -, di quanto tutto questo doveva essere fonte di gioia ed effettivamente lo è stato. Anche adesso che osservo mille laghetti blu scuro senza neanche una nuvola appesa in cielo.
L'essenza della vita non è mai nel momento, è nel modo in cui quel momento mi arricchisce. Il sentirsi vivi è studiare come quel momento può essere appallottolato e ficcato in tasca in attesa di ritornare nella costruzione di abitudini che è la vita normale. Gli insegnamenti del viaggio sono utili a creare spazio fra me e me come mi immagino, a dimostrare a me stessa che so cavarmela da sola, che è vero che non ho paura della mia ombra.
Questo era il decollo. Ma all'atterraggio cosa c'è?
Nuove persone che si avvicinano. Oh si. Ma le premesse sono facili da fabbricare. Ci cascherei anch'io. Di solito fallisco nel mantentimento dei ritmi e gli altri falliscono nella pazienza del coltivare e dell'accettare. E poi ci sono problemi che iniziano ad affacciarsi flebilmente all'orizzonte, nelle notti in cui mi tengo sveglia con calcoli anagrafici che terminano sempre con la stessa conclusione: quanto sono piccola rispetto a dove il destino ha voluto che capitassi. Tappe troppo grandi per la mia età. Pietre miliari sui denti. Meglio rimandare. E rimandare.
posted by milo @ 12:11 AM
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