scritta bianca 'a fine tunnel' sfondo verde con teschietti immagini di panni stesi e di una di lampada a forma di papera in dissolvenza sullo sfondo scritta 'a fine tunnel', in corsivo
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GUarDo Le stELLE Mi soNo rimASte soLo quelle.
---{ giovedì, agosto 29, 2002 }---


In questo fine agosto redigere un resoconto delle vacanze è scontato come l’affollamento improvviso del negozio del fotografo di Remanzacco da parte dei suoi abitanti che vogliono al più presto avere un riscontro visivo delle loro fatiche estive, ma tant’è…

MIRA EL DITO, MIRA LA CABEZA! –attenzione!: post lungo come una vacanza spagnola ben riuscita, quasi come una tesina…-

Libertà: dal 1 agosto 002 al 18 agosto 002
Raminghi: Christian, Alessio, Benedetta, io

Turnover: 3 guidanti su 4
Il prodigioso mezzo: Seat Ibiza di Alessio
Contachilometri: 5600 km totali
Si, ma che giro avete fatto?: Udine; Torino; Tarragona; Cabo De Gata; Granada; Sevilla; Cordoba; Barcellona; Torino; Udine.

Dormito: in campeggi più o meno assolati, con cessi più o meno decenti.
Musa ispiratrice: Guida sull’Andalusia della Lonely Planet
Arricchimento culturale personale: letto 3 libri, acquistato 8 cd
Sarà felice il fotografo: Alessio ed io circa 70 foto, Benedetta circa 5 rullini, Christian 10 rullini da 36.

La Spagna è un paese grande e vario, l’Andalusia è una regione grande e varia. Ha deserti e agavi, rilievi e conifere, aree tipo Collio e aree tipo Lunigiana; poi se si ha sufficiente pazienza si raggiunge l’oceano atlantico come è successo a noi, a Cadice.

Prima tappa Tarragona, a cento kilometri da Barcellona e il suo casino. Prima di scendere verso il Sud era giusto riposarsi un paio di giorni in questa località di chiare origini romane popolata prevalentemente da turisti tedeschi e francesi, dal clima bello e mite ( mentre nell’ Europa continentale si scatenavano nubifragi da stagione monsonica e noi eravamo all’oscuro di tutto).

Il viaggio da Tarragona a Cabo De Gata fu, a mio parere quello più faticoso.
12 ore di macchina per seguire la costa meridionale in direzione Malaga. Il sole era sorprendentemente alto e il riflesso del paesaggio semidesertico era davvero abbacinante. Continuavamo ad occhi strizzati superarando macchine italiane stracariche di valigie, divani, coperte, tavoli, ferme ai lati della strada con il cofano aperto per raffreddare il motore. Tutta gente di chiara origine nordafricana che tornava al proprio paese d’origine e che puntualmente avremmo ritrovato in massa nei rari e caoticissimi autogrill delle ‘autopistas’ spagnole.

Cabo De Gata: meraviglia! La nostra base fu San Josè piccola baia hippy nel golfo di Almeria, nella desertica regione di Almeria per l’appunto. Ci sono due spiagge interessanti a San Josè anche se ultra-frequentate da tutti i turisti che stazionano nell’area, trattasi della playa del Monsul e la playa dei Genoveses.
Nei dintorni di San Josè, mi pare a La Isleta Del Moro –Cafè de la Loma? Non ricordo..sorry- siamo riusciti a scovare un mini ristorante vegetariano con vista mare, un po’ caro ma se non altro ha rappresentato una raffinata alternativa ai soliti bocadillos con queso, panini al formaggio, che eravamo costretti a mangiare in mancanza di altre pietanze vegetariane.

Una notte, d’improvviso si alzò un vento molto forte che ci costrinse a svegliarci per rinforzare i picchetti delle tende. Era un vento né caldo né freddo, era a temperatura ambiente ed era accompagnato da piccole nubi marroni-viola che non riuscivano a nascondere del tutto il cielo stellato. Forse quel vento rappresentava il massimo esempio di perturbazione atmosferica che si poteva ottenere in quelle zone notoriamente prive di acqua, ora che ci penso.

La sensazione provata nel sentire sventolare le tende mi ha riportato indietro nel tempo, per la precisione a quando ero piccola e mi sorbivo in religioso silenzio –è il caso di dirlo- la parte dell’ultima piaga mandata da Dio nel film di ‘Mosè’ con Charlton Heston, quando soffia il vento della morte che uccide i primogeniti degli Egiziani.

Vorrei sottolineare che non mi sono assolutamente spaventata quella notte al campeggio, ma l’unica cosa che mi veniva in mente senza motivo erano i fotogrammi di quella scena.
E’ possibile che la causa di quell’associazione mentale malata risiedesse nei discorsi della serata? Avevamo infatti scoperto che le zone simil Death Valley dell’Almeria erano state scelte come location ideale per alcuni degli spaghetti-western di Sergio Leone..Sono pur sempre due nozioni cinematografiche, no?

Granada è l’Alhambra, tutto il turismo si sfoga lì e con questo intendo dire che per vedere questa maestosa fortezza araba, concentrato di tutta la cultura dei Mori dell’Andalusia prima della Reconquista, bisogna sopportare una media di 3 ore e mezza di coda per entrare.
Tuttavia questa estenuante attesa è dovuta solo in parte al considerevole flusso turistico, il resto è pura e semplice squisita disorganizzazione spagnola.

Una volta entrati nel complesso dell’Alhambra, come anche nella Mezquita di Cordoba, appare evidente come l’obiettivo della conservazione nel tempo del patrimonio artistico sia sacrificato alle richieste del turismo.

Gli 8000 privilegiati che ogni giorno dell’anno sono autorizzati ad accedere all’Alahambra sono lasciati completamente liberi di toccare ogni cosa e di camminare ovunque.
Mancano pannelli protettivi, percorsi segnalati, cordoni che evitino di avvicinarsi alle strutture più delicate, le conseguenze sono ovvie. Le decorazioni d’albastro e quelle in ceramica ad altezza uomo/bambino sono visibilmente consumate, scritte degne del Muro di Berlino sono disseminate ovunque anche sulle agavi.

D’altronde basti pensare alle migliaia di persone che si arrampicano per la foto ricordo sulle bestie di ceramica di Gaudì all’entrata principale del parco Guell –non so come si digita la dieresi- a Barcellona…
Poi, figùrati se a qualcuno di questi, in maggioranza italiani, sovviene qualche dubbio sulla correttezza delle loro azioni…vabbè.

PENSIERINI DELLA SERA.

Ho avuto modo di constatare che l’impatto del turismo su una terra ha comunque degli effetti devastanti se non altro da un punto di vista filosofico.
Nonostante abbia già girato un po’ l’Italia e l’Europa, questo tour della Spagna è stata l’occasione per riflettere a lungo sulla questione per la prima volta.

Premetto che sono parte della moltitudine turistica e quindi formulo osservazioni che riguardano anche il mio essere turista – anche se non salgo sul drago di Gaudì per la foto ricordo-

La moltitudine turistica con i suoi sandali ergonomici, gli zainetti, le telecamere, i k-way trasforma ogni luogo artistico in un non-luogo e la percezione negativa di essere in un non-luogo è avvertita inconsciamente da tutti. Esempio idiota, un modo per recuperare la sensazione di essere veramente in un luogo storico è cercare sempre di scattare la foto ricordo in un angolo dove non ci sono altri turisti nell’inquadratura e se questi compaiono ne si rimane un po’ infastiditi, si ritiene che la foto sia ‘rovinata.

Il non-luogo in quanto tale non può essere compreso e interiorizzato nell’insieme delle esperienze di ciascuno,perciò è necessario una chiave per decodificarlo e riempirlo nuovamente di significato e questo chiave è rappresentata dalla Guida.
La Guida seleziona ciò su cui il turista deve soffermarsi con intensità variabile. Può trasformarsi in un filtro totale come per coloro che rimangono estasiati davanti ad un elemento architettonico che la Guida definisce di pregevolissima fattura, anche se non se ne sarebbero mai accorti da soli, o può trasformarsi in un lieve spunto da cui partire per trovare aspetti da confrontare con la propria cultura. Secondo me, viaggiare E’ confrontare.

Christian mentre si passeggiava nei giardini arabi gorgoglianti d’acqua – gli arabi erano un po’ fissati con l’acqua-, ha fatto un’ osservazione collegata all’argomento a proposito deii filmini delle vacanze.

Secondo lui c’è una differenza di attitudine rispetto a quelli che in vacanza fanno le foto e quelli che filmano. Le foto spingono a ricordare l’evento mentre il filmato tende ad appiattire i ricordi. Con una fotografia si è costretti quasi a rivivere il momento in cui è stata scattata per ricostruire il contesto, per ricordarsi cosa c’era sopra-sotto-di fianco aldilà dell’inquadratura e del soggetto ritratto.
I filmati invece da questo punto di vista presuppongono un approccio passivo: l’inquadratura è ovviamente più lunga e versatile, spazia a 180 gradi, incorpora i rumori, quindi può sollevare il turista dal compito di ricordare.

Il ragionamento non fa una grinza, soprattutto se si considera la qualità dei filmini che abbiamo visto girare. Io mi immagino la serata della proiezione per gli amici che palla mortale deve essere stata tra riprese traballanti senza commenti o pezzi della spiegazione delle guide !

FINITI I PENSIERINI DELLA SERA.

Di Cordoba ho accennato della Mezquita, la moschea riconvertita a cattedrale, un esempio di quanto è riuscita ad essere prepotente e trabordante la religione cattolica nei confronti degli altri credi.
Alla faccia della tolleranza!
Bello e tranquillo il dedalo di viuzze che costituiva l’antico quartiere della Juderia: i portoni delle case nascondono i famosi cortiletti interni detti patios tenuti come gioielli, con aranci e fontane zampillanti.

Siviglia purtroppo è risultata la città più ‘antipatica’ per una serie di svariati fattori: dal campeggio a ridosso dell’aereporto con aerei in piena fase di decollo che volavano veramente troppo bassi, al caldo soffocante, alla totale mancanza di indicazioni, alla irrazionale viabilità spagnola, ai prezzi altissimi della zona del centro, al generale senso di trascuratezza, alla puzza dei cavalli da calesse.

Peccato perché avrei voluto visitare tutto con molta più calma e meno stanchezza.
La cattedrale è talmente imponente che si capisce a fatica quale sia la facciata principale e la parte posteriore. All’interno c’è la presunta tomba di Cristoforo Colombo e la pala d’altare più grande al mondo.
La torre campanaria alta 90mt, il solito ex-minareto riconvertito, è spettacolare di notte con la falce di luna appena accennata e i pipistrelli che svolazzano nella luce arancione.
Di fretta abbiamo visto 2 degli otto ponti costruiti sul Guadalquivir in occasione di Expo ’92. Leggeri e raffinati, avrei voluto vedere i rimanenti.

Plaza de Espana –e la tilde dove la trovo?!-costruita negli anni ‘30 è brutta, ma proprio brutta sia per lo stile, sia per lo stato di abbandono delle balaustre, dei pinnacoli in ceramica tipo zuccheriera e dei laghetti delle papere –povere paperottole sivigliane che fanno slalom fra sacchetti e bottiglie di plastica-

Bagno nell’oceano a Cadice, marea spettacolare, tutti i ragazzini che giocavano a calcio sulla ampissima battigia ed era già ora di avviarsi verso l’ultima tappa, Barcellona.

Un misero impietoso giorno per assaporare Barcellona.
Abbiamo fatto il possibile.Ci siamo dedicati a Gaudi. Parco Guell, Sagrada Famiglia –niente salita alle torri, non c’era tempo, muoviti Chris hai già fatto 24 foto solo qui-, Casa Battlò solo da fuori, idem per La Pedrera –troppa gente in coda, non c’era tempo, vabbè proviamo a vedere se dallo shop del museo si vede qualcosa dell’interno, -, la Rambla popolata come un quartiere di Tokyo e i gaufres, shopping alla Fnac –un sacco di cd-, Fiesta de Gracia, fine vacanza spagnola.

PENSIERINO DELLA SERA

Bisogna assolutamente ritornare a Barcellona.

OSSERVAZIONI E CONCLUSIONI

Grazie per la Vostra profonda attenzione. Io sentivo un bisogno interiore di dover riordinare i ricordi nella forma tangibile di un diario di viaggio, ma Voi potevate mollare alle prime due righe o non leggere affatto e invece siete giunti fino qui. Siete lodevoli.

E ora vado a dormire stanca per la bella giornata trascorsa –la maestra mi segnava sempre in rosso questa frase con cui concludevo tutti i temini, forse era riuscita ad intuire l’ironia che si celava dietro questa espressione..-























posted by milo @ 12:35 AM

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